kubernetes nextcloud ceph itservicenet

Indice

  1. Introduzione
  2. L'era del deployment in container
  3. Perché necessito di Kubernetes e cosa posso farci
  4. ITServicenet = Kubernetes + Ceph + Nextcloud

Introduzione

Nel nostro lavoro quotidiano entrando in aziende di ogni tipo constatiamo la continua ed esasperata creazione di Virtual Machine anche solo per far eseguire semplici programmi dedicati ad una specifica attività.

Questo esubero di VM alla lunga appesantisce l’infrastruttura di virtualizzazione (sia essa HyperV, Vmware o Kvm, tanto per citare le più famose). Infatti una VM include l’astrazione hardware ed il sistema operativo in modo completo, quando invece in molti casi non sarebbe strettamente necessario avere tutto a disposizione.

Consapevoli di questa situazione e complice il fatto che le infrastrutture IT devono scalare e dimensionarsi in modo dinamico, senza dimenticare la necessità di avere sempre più servizi in cloud, gli IT Manager hanno iniziato a convergere verso il concetto di Container e di Kubernetes, uno tra gli orchestratori più famosi.

Dunque questa tecnologia ha iniziato a diffondersi in modo inesorabile.

Il container, elemento portante della infrastruttura Kubernetes rappresenta l’astrazione dell’applicativo fine a se stesso.

L'era del deployment in container

I container sono simili alle macchine virtuali, ma presentano un modello di isolamento più leggero, condividendo il sistema operativo (OS) tra le applicazioni. Pertanto sono considerati più leggeri.

Analogamente a una macchina virtuale, un container dispone di una segregazione di filesystem, CPU, memoria, PID e altro ancora.

Poiché disaccoppiati dall'infrastruttura sottostante, risultano portabili tra differenti cloud e diverse distribuzioni.

I container sono diventati popolari dal momento che offrono molteplici vantaggi, ad esempio:

Perché necessito di Kubernetes e cosa posso farci

I container sono un buon modo per distribuire ed eseguire le tue applicazioni. In un ambiente di produzione, è necessario gestire i container che eseguono le applicazioni e garantire che non si verifichino interruzioni dei servizi. Per esempio, se un container si interrompe, è necessario avviare un nuovo container. Non sarebbe più facile se questo comportamento fosse gestito direttamente da un sistema?

È proprio qui che Kubernetes viene in soccorso!

Ti fornisce un framework per far funzionare i sistemi distribuiti in modo resiliente.

Si occupa della scalabilità, del failover, della distribuzione delle tue applicazioni.

E per esempio può facilmente gestire i rilasci con modalità Canary deployment.

Inoltre Kubernetes offre anche:

ITServicenet = Kubernetes + Ceph + Nextcloud

Ci siamo sempre impegnati a rendere i sistemi IT semplici ed affidabili.
La nostra ambizione è poter offrire un sistema scalabile, flessibile, sicuro utilizzando quello che oggi è il massimo offerto dal mercato Open Source Professionale.
Ci siamo voluti specializzare nelle tecnologie che fanno uso della distribuzione del dato e che in forme più o meno elaborate lavorano in modo autonomo ed automatico per permetterci di erogare servizi in alta affidabilità e alta persistenza del dato (self healing).

Quindi oggi possiamo installare un sistema full-stack di gestione container partendo dallo storage CEPH, che ci dà accesso a block device, filesystem e storage S3, quindi Kubernetes per tutti i punti sopra elencati e l’erogazione di servizi Web style come Nextcloud di cui siamo partner ufficiali per l’Italia - https://nextcloud-italia.it/

Il nostro ambiente così istanziato permette di erogare il servizio Nextcloud in modalità altamente scalabile, clusterizzata e di facile manutenzione.

Tutti gli applicativi Web Style possono essere erogati con la medesima modalità dalla infrastruttura Kubernetes + Ceph.

Si parlerà ampiamente di questo ad Open Source Week 2021 - https://opensourceweek.it/

Per registrarsi all’evento è possibile cliccare qui: registrazione open source week.

Per consulenze, preventivi o dettagli contattateci qui: https://www.itservicenet.net/contattaci/

o scriveteci direttamente a m.marcato@itservicenet.net.

Ing. Alessandro Bolgia

Bibliografia:

https://kubernetes.io/it/docs/concepts/overview/what-is-kubernetes/

Oggi vi parliamo di Nextcloud Utilities.

Nextcloud è una soluzione che negli ultimi due anni è cresciuta molto.

Da deposito di dati in cloud privato è divenuta una vera e propria piattaforma collaborativa che può integrare molteplici strumenti, fino a diventare una sorta di ufficio all in one direttamente nel browser.

Indice:

Nextcloud Funzioni Base:

Per chi già conosce Nextcloud il consiglio è quello di passare al prossimo paragrafo, per tutti gli altri ecco una breve descrizione di cos’è questo prodotto.

Un cloud privato open source.

Cloud privato significa che è possibile installare dove si vuole questo software: server on premise o server ospitato in datacenter la sostanza non cambia, Nextcloud svolgerà sempre il suo compito principale.

E cioè conservare e rendere accessibili i dati in esso contenuti, permettendo la sincronizzazione degli stessi con il proprio sistema operativo, desktop o mobile che sia.

Nextcloud è multipiattaforma e soprattutto è fruibile da web.

Questo lo rende un vero e proprio file system nel browser, che si comporta come molti blasonati competitor, da Dropbox a Onedrive a Google Drive a Mega ecc..

La differenza sostanziale è che è molto più flessibile, grazie alla sua natura open source, le sue API aperte e la sua integrabilità con i sistemi informativi già esistenti, siano essi open o closed, a tal proposito abbiamo scritto qui.

Nextcloud moduli aggiuntivi

Nextcloud Utilities di cui vi parleremo tra poco è un’estensione della già ricca gamma di moduli che Nextcloud offre agli utilizzatori di tutto il mondo.

I 3 più conosciuti ed utilizzati sono:

a. Un editor di file di tipo word, excel, powerpoint, a scelta tra Onlyoffice o Collabora

b. Una piattaforma di videoconference e di chat privata chiamata Talk

c. Una suite di 4 app, chiamata Groupware, che offre modulo contatti, calendario, mail e desk

In tutti e tre i casi esiste la versione community, liberamente scaricabile e integrabile con Nextcloud File Community e la versione supportata, che invece offre maggiori funzionalità ed un supporto dedicato al modulo stesso, basata sul numero di utenti.

ITServicenet in quanto partner ufficiale Nextcloud per l’Italia e grazie ad accordi con la casa madre, promuove l’utilizzo di una versione dotata di subscription, fedele fin dal principio alla sua filosofia di integratore di software open source affidabile e supportato.

Questa filosofia non si applica soltanto alla pubblica amministrazione o alle grandi installazioni del settore industriale, ma si adatta con la consueta flessibilità, (in questo caso anche contrattuale), alle piccole realtà, fino a 10 utenti, 20, 50 ecc..

Per saperne di più potete avere/chiedere informazioni qui.

Nextcloud app store

Nextcloud Utilities aggiunge funzionalità a quelle già presenti grazie ad una popolata community di sviluppatori.

È infatti possibile ricercare per argomento sull’app store dedicato ogni tipo di estensione alla piattaforma.

Si va dalle app dedicate alla sicurezza come crittografia e  autenticazione a due fattori, a quelle per la gestione di gruppi, a quelle per l’integrazione con archivi esterni o con Active Directory ecc..

Naturalmente potersi affidare ad un supporto certificato in grado di fare il giusto “tuning” di tutti moduli e di suggerirne la miglior combinazione può essere una buona idea.

Nextcloud utilities Userinfo

Nextcloud Utilities

Ma veniamo a Nextcloud Utilities, l’idea di sviluppare internamente, con il team di programmatori di ITServicenet, degli add on alla già ricca suite Nextcloud è venuta a seguito delle frequenti richieste di personalizzazione da parte dei clienti.

Il fatto che la piattaforma sia flessibile induce gli utilizzatori a chiedere sempre di più, alla ricerca dello strumento perfettamente adattato alle proprie esigenze.

Così siamo partiti da due richieste che andavano per la maggiore.

La prima: Userinfo

Avere un tool, rigorosamente accessibile da browser che permetta di mostrare a colpo d’occhio in che stato sono i vari client connessi con Nextcloud, siano essi desktop o mobile.

Si tratta di uno strumento semplice ma molto utile per fare un audit di primo livello e permettere agli amministratori di avere sotto controllo la situazione, soprattutto nel momento in cui l’istanza Nextcloud risulti molto popolata di utenti e sia necessario conoscere in tempo reale lo stato di tutti i client esistenti.

Le informazioni fornite come si vede in figura sono di facile lettura e favoriscono un controllo capillare della piattaforma a livello client.

nexcloud utilities Log Analysis

La seconda: Nextlog Analysis

I log sono fondamentali per ogni amministratore di sistema, sia per tenere traccia di quello che accade alla piattaforma sia per scovare errori, bug o problemi di ogni genere.

Purtroppo però spesso sono di difficile lettura, allora abbiamo pensato anche in questo caso ad un tool che venga in aiuto al system administrator e che permetta

-Di filtrare per parola chiave i log

-Di vederli descritti in schede riassuntive il più chiare possibile

-Di caricare anche log precedentemente salvati ed analizzarli con le stesse modalità descritte sopra

E non ultimo un tool che funzioni anche se la piattaforma è in down.

Infatti uno dei problemi principali può essere proprio quello di capire perché l’istanza Nextcloud non sia accessibile e i log via web in tal caso non risulterebbero fruibili.

Appoggiandosi invece a questo tool è possibile approfondire il motivo del crash e risolvere la problematica.

Naturalmente queste Nextcloud Utilities sono sempre in evoluzione e a seconda delle richieste che riceviamo le arricchiamo o ne creiamo di nuove.

In cantiere ci sono diverse idee in proposito, ma questo sarà argomento di qualche futuro articolo sul tema.

ITServicenet developers team

Prequel

Dopo 5 anni dalla sua nascita, trovate la news qui.

Nextcloud ha fatto diversi salti a velocità curvatura, spostandosi dal mondo della archiviazione di dati in cloud privato all’editing nel browser, dall’integrazione di un sistema di chat e videoconference totalmente privato, fino alle nuove e più moderne interfacce grafiche.

Privato significa che Nextcloud è possibile installarlo in autonomia e senza alcun costo, serve solo il tempo tecnico per implementarlo su server dedicati, di solito non particolarmente carrozzati e dotati di SO Debian o Ubuntu.

Ma durante questi “viaggi interplanetari” si sono sviluppate notevoli caratteristiche che fanno di Nextcloud oggi una delle più flessibili piattaforme collaborative sul mercato.

Abbiamo deciso di elencarne 10 in questo articolo, ma sappiamo già che lasceremo qualcosa di importante da parte. Ci perdonerete in attesa di un prossimo articolo.

Indice

1. Nextcloud si integra con Active Directory di Microsoft

2. Nextcloud può collegare archivi esterni superando l'esigenza di stabilire VPN verso sistemi informativi aziendali preesistenti

3. Nextcloud può essere integrato con diversi editor di dati del pacchetto office

4. Nextcloud possiede il modulo Talk che permette di avere anche una piattaforma di chat/videoconferenza completamente privata a integrata con files e editing nel browser (vedi punto precedente)

5. Grazie ad API aperte Nextcloud ha una community di sviluppatori le cui creazioni sono incluse in un APP Store dedicato

6. In caso di implementazione multi sede è possibile realizzare una federazione di diverse istanze Nextcloud

7. Con Elastic Search si possono impostare ricerche full text all'interno di Nextcloud

8. Grazie a manipolazione di CSS si può personalizzare graficamente l'interfaccia di Nextcloud, favorendo il branding ad esempio

9. Grazie al partner ufficiale italiano ITServicenet è possibile ricevere formazione utente certificata sullo strumento

10. Per completezza ITServicenet ha realizzato e realizza anche su richiesta video tutorial in pillole

1. Nextcloud + AD Microsoft

Suona strano? Bè in realtà non lo è: Nextcloud nasce non per spazzare via le soluzioni presenti in un sistema informativo pre esistente ma per affiancarsi e migliorarne le funzionalità.

Dunque in questa ottica perché non permettere a coloro che possiedono un dominio Active Directory di Microsoft di ereditare permessi e credenziali d’accesso, in modo che siano valide anche per entrare sulla piattaforma Nextcloud.

2. Nextcloud e archivi esterni

La naturale evoluzione della caratteristica al punto uno appena menzionata è questa: collegare interi file system, già organizzati, con le proprie ACL, permessi, nidificazioni e portarle senza alcuna ridondanza in Nextcloud.

Questo significa dire addio alle VPN, tutti i dati necessari diventano fruibili da remoto tramite un browser e naturalmente soltanto chi ha il diritto di vedere, scrivere, modificare potrà continuare a farlo, in mobilità e sicurezza grazie a Nextcloud, che in questo caso fungerà da ponte tra la preziosa intranet e internet.

Multiple opzioni

3. Nextcloud e l’editing online

Nextcloud agli inizi del 2020 ha fatto un balzo verso i colossi della collaborazione, giusto in tempo per venire in aiuto di un intero mondo di lavoratori che venivano forzatamente catapultati nella nuova dimensione del telelavoro.

In quest’ottica però ha fatto di più di una semplice integrazione con una soluzione di editing di file nel browser, ne ha abilitate ben 4, oggi si può scegliere tra

e attenzione a questo nome

Sei un amante delle maschere di Word, delle funzionalità insostituibili di Excel, delle animazioni Powerpoint?

Con Nextcloud puoi avere questi software a disposizione, ma a differenza del loro ambiente cloud naturale, dove fanno parte di una suite che detiene i dati su server delocalizzati in giro per il mondo, con Nextcloud i dati sono sempre tuoi, sul tuo cloud privato.

4. Nextcloud e Talk

Di salto quantico in salto quantico sembrava limitante non avere anche una chat privata e magari anche la possibilità di scambiarsi dati e discuterne in tempo reale tramite questo strumento, magari in videoconferenza.

Così è nato Talk, soluzione dedicata a questo scopo e perfettamente integrata con Nextcloud files e con l’editing.

Questa combo vincente permette di realizzare files, condividerli, editarli in modo concorrente, discuterli via chat o in video conference, tutto in uno e lasciando al mondo esterno nessuno dei nostri preziosi dati.

Nessuna informazione ceduta a terzi in pegno dell’utilizzo di qualche servizio, il servizio risiede su server privati insieme a dati e metadati.


5. APP Store Dedicato

La community che si è appassionata allo sviluppo di Nextcloud, piattaforma completamente open source è ricca e produttiva, e così si possono trovare APP di ogni tipo, di continuo allineate allo sviluppo del core del codice che in un solo anno ha prodotto ben 3 versioni nuove.

Sfida interessante e stimolante questa, che ha portato anche noi di ITServicenet ad arruolare tra le nostre fila degli sviluppatori per soddisfare le esigenze specifiche di alcuni clienti.

6. Multiple sedi multiple istanze di Nextcloud

Non è raro trovare aziende delocalizzate, che necessitano di archivi di dati condivisi ma a determinate condizioni, con ben precise limitazioni, ma senza rinunciare a numerosi vantaggi offerti dalla flessibilità di Nextcloud.

E così viene sfruttata la possibilità di federare diverse istanze di Nextcloud, ciascuna con le sue peculiarità ma con alcuni punti di contatto con le altre. In tal modo per gli utenti i dati appaiono in modo trasparente nei loro ambienti seppure siano localizzati in diversi storage o archivi Nextcloud completamente distinti tra loro.

7. Ricerche approfondite

Più aumentano i dati, le cartelle, le sottocartelle e i progetti realizzati, più è necessario essere dotati di un sistema di ricerca fine.

Nextcloud si integra con Elastic Search per offrire una ricerca puntuale e full text fino all’interno dei file più complessi.

8. Personalizzazioni grafiche

Nextcloud offre di base app di theaming per personalizzare loghi, sfondi di accesso e colori, ma per chi vuole di più è possibile agire direttamente su CSS e allora può essere dato ampio spazio alla creatività, a favore del brand awareness e magari modificando o nascondendo qualche funzionalità che non si desidera mostrare agli utenti comuni.

9. Formazione

Tanta potenza senza controllo è sprecata. E allora gli IT Manager hanno il loro bel daffare a seguire ed istruire di volta in volta gli utenti, dalle funzionalità non appieno comprese a quelle completamente sconosciute.

Per alleggerire il lavoro dei colleghi che si occupano del primo livello di assistenza agli utenti finali, in ITServicenet abbiamo previsto fin da subito un percorso formativo che ha come obiettivo quello di illustrare all’utente tutte le funzionalità più comuni del software.

Al termine della stessa, grazie a teoria e pratica applicate contemporaneamente, sarà possibile per tutti avere un buon controllo dello strumento.

10. Video Tutorial

A completamento del processo formativo su richiesta si può accedere anche a video tutorial in pillole, che racconteranno nel dettaglio ogni singola funzionalità e saranno sempre fruibili al bisogno. In questo modo il servizio con scopo educativo risulterà molto più completo.

Un esempio a questo link .

Naturalmente con l’evolvere della piattaforma verranno realizzate sempre nuove pillole, in modo da non perdersi nessuna nuova feature proposta dagli sviluppatori del software.

Cos’altro aggiungere? Ci sarebbe molto da dire ma per oggi ci fermiamo qui.

Ora sta a voi decidere di avvicinarvi a questa piattaforma dalle molteplici funzionalità e ricca di sorprese per chi non la conosce ancora.

Ing. Matteo Marcato


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disaster recovery

Notizia di questa settimana da fare accapponare la pelle:

https://www.dday.it/redazione/38814/ovh-e-il-datacenter-in-fiamme-perche-puo-succedere-e-perche-i-dati-sono-persi-per-sempre

Per chi non ha voglia di leggere l’articolo al post qui sopra riassumiamo in poche righe cosa è accaduto:

“..Ieri è andato a fuoco uno dei più grandi datacenter europei: una intera ala di OVH è stata devastata dalle fiamme e tutto quello che era sui server è andato in fumo. Chi non aveva previsto un disaster recovery plan ha quasi sicuramente perso tutto. Può succedere, vediamo perché.”

La frase finale è inquietante ma reale e nell’articolo si argomenta proprio del perché, seppur di rado, questo evento possa accadere.

Noi però vorremmo concentrarci su un altro tema.

Prendo a prestito la metafora della “mela marcia”, che uso spesso dal giorno in cui un mio caro amico e maestro di comunicazione me la espose per la prima volta.

Tutti noi veniamo attirati da luci e cotillons, almeno quanto dai prezzi da urlo, dai servizi all in one per un tozzo di pane o dalle promesse di performance invidiabili in offerta, ma non ci ricordiamo mai di guardare il retro di questa offerta, nella metafora della mela.

Bella, rossa, irresistibile quando guardata di fronte.

Come una Biancaneve digital dei nostri tempi vogliamo mordere il frutto che ci viene offerto, ma non ci preoccupiamo delle conseguenze, non pensiamo che possa essere avvelenata o più semplicemente marcia sul retro.

Naturalmente lungi da noi fare dei paragoni così poco lusinghieri con i servizi offerti da OVH ai propri clienti, il nostro intento è far riflettere su quale sia il costo di un dato perduto o di un disservizio prolungato.

La questione è quanto siamo disposti a rischiare pur di risparmiare?

Ma abbandonando le metafore e le prediche facciamoci una domanda più importante.

È possibile ad oggi proteggerci davvero da eventi così infausti e catastrofici con un piano di disaster recovery serio?

La risposta è sì e vogliamo aggiungere che si può fare senza spendere un patrimonio in licenze, software proprietari hypertech e ferro mega carrozzato.

Mi rivolgo all’IT manager che vede lontano e che vuole davvero offrire un servizio di livello ai propri clienti, senza disservizi, senza perdita di dati.

Oggi con tecnologie come Ceph e Proxmox, entrambi prodotti open source, supportati e assistiti da professionisti è possibile crearsi un datacenter personale, ridondato geograficamente e a prova di incendi e bombe.

“Dice, la fai facile, come al solito è solo una questione di soldi”.

No non si tratta di questo, è una questione di competenze e professionalità e di assistenza e di test di disaster recovery ecc.. ecc..

Mettere in piedi un sistema del genere con il vantaggio dei prodotti open e addirittura di hardware refurbished per certe tipologie di dati, (che non necessitano della prestazione spinta per essere acceduti), può davvero essere alla portata anche di tasche non particolarmente piene.

Naturalmente non ci si può improvvisare, serve una consulenza mirata, quello che si pagherà sarà il know how di chi ci aiuterà e la successiva assistenza.

Vorresti avere un sistema informativo ridondato che ti faccia dormire sonni tranquilli, anche a fronte di eventi catastrofici?

E avere qualcuno da chiamare in caso di necessità, non solo per la manutenzione ordinaria, che fa già i 3/4 del lavoro, ma anche per “tirare su tutto” nel momento del bisogno?

Oggi puoi averlo grazie al team di Enterprise OSS.


Contatta Enterprise OSS

cloud

Se hai ricercato applicazioni e tecnologie native per il cloud, probabilmente ti sei imbattuto nella mappa a questo link

https://landscape.cncf.io/

è la mappa del mondo del cloud. La sua complessità non è incoraggiante: tante categorie e tante tecnologie.

Cerchiamo oggi di definire qualche linea guida per dare un senso a tutto ciò.

Come per qualsiasi altra cosa, se lo scomponi e lo analizzi un pezzo alla volta, scoprirai che non è così complesso e ha molto senso.

In effetti, la mappa è ben organizzata per funzionalità e, una volta capito cosa rappresenta ciascuna categoria, la navigazione diventa molto più semplice.

I quattro strati del paesaggio nativo del cloud

Innanzitutto, eliminiamo tutte le singole tecnologie dal panorama e esaminiamo le categorie.

Esistono diverse "righe" che riflettono i livelli architettonici, ciascuna con il proprio insieme di sottocategorie.

Nel primo livello ci sono gli strumenti per il provisioning dell'infrastruttura, che è la base.

Quindi si passa ad aggiungere gli strumenti necessari per eseguire e gestire app, livelli di runtime e orchestrazione.

Nella parte superiore ci sono gli strumenti per definire e sviluppare la tua applicazione, come i database, creazione di immagini e strumenti CI / CD (Continuous Integration and Deployment).

1.Il livello di fornitura

Il provisioning si riferisce agli strumenti coinvolti nella creazione e nel rafforzamento delle basi su cui sono costruite le applicazioni cloud native.

Copre tutto, dall'automazione della creazione, gestione e configurazione dell'infrastruttura alla scansione, firma e archiviazione delle immagini dei contenitori.

Il provisioning si estende alla sfera della sicurezza fornendo strumenti che consentono di impostare e applicare policies, creare autenticazione e autorizzazione nelle app e piattaforme e gestire la distribuzione delle chiavi.

Nel livello di provisioning, troverai:

Questi strumenti consentono agli ingegneri di codificare tutte le specifiche dell'infrastruttura, in modo che il sistema possa attivare o disattivare nuovi ambienti a seconda delle necessità, assicurando che siano coerenti e sicuri.

2. Il livello di runtime

Runtime è uno di quei termini che possono creare confusione. Non esiste una definizione rigorosa e può essere utilizzato in modo diverso, a seconda del contesto.

A.In senso stretto, il runtime è una sandbox su una macchina specifica preparata per eseguire un'app, il minimo indispensabile di cui un'app ha bisogno.

B.In senso più ampio, il runtime è qualsiasi strumento di cui l'app necessita per girare.

C.Nel mondo delle app cloud native la definizione di runtime è una via di mezzo, si concentra sui componenti che contano per le app containerizzate: ciò di cui hanno bisogno per eseguire, ricordare e comunicare.

Questi includono:

3. Il livello di gestione e orchestrazione

Dopo aver automatizzato il provisioning dell'infrastruttura seguendo gli standard di sicurezza e conformità (livello di provisioning) e impostato gli strumenti che l'app deve eseguire (livello di runtime), gli ingegneri devono capire come orchestrare e gestire le loro app.

Il livello di orchestrazione e gestione si occupa del modo in cui tutti i servizi containerizzati (componenti dell'app) vengono gestiti come un gruppo.

Devono identificare altri servizi, comunicare tra loro e coordinarsi. Le app cloud native intrinsecamente scalabili si basano sull'automazione e sulla resilienza, abilitate da questo livello.

In questo livello troverai:

4. Definizione dell'applicazione e livello di sviluppo

Ora passiamo al livello superiore. Come suggerisce il nome, la definizione dell'applicazione e il livello di sviluppo si concentrano sugli strumenti che consentono agli ingegneri di creare app e consentono loro di funzionare. Tutto quanto discusso sopra era relativo alla creazione di un ambiente affidabile e sicuro e alla fornitura di tutte le dipendenze delle app necessarie.

Sotto questa categoria vedrai:

Strumenti in esecuzione su tutti i livelli

Tornando alla panoramica delle categorie (immagine iniziale), esploriamo le due colonne che attraversano tutti i livelli.

L'osservabilità e l'analisi sono strumenti che monitorano tutti i livelli.

Le piattaforme, d'altra parte, raggruppano più tecnologie all'interno di questi livelli in un'unica soluzione, inclusa l'osservabilità e l'analisi.

Osservabilità e analisi

Per limitare le interruzioni del servizio dovrai monitorare e analizzare ogni aspetto della tua applicazione in modo che qualsiasi anomalia venga rilevata e corretta immediatamente. I guasti si verificheranno inevitabilmente in ambienti complessi e questi strumenti contribuiscono a renderli meno impattanti aiutando a identificare e risolvere i guasti il più rapidamente possibile. Poiché questa categoria attraversa e monitora tutti i livelli, si trova sul lato e non è incorporata in un livello specifico.

Qui troverai:

Piattaforme

Come abbiamo visto, ciascuno di questi moduli risolve un problema particolare. Lo storage da solo non fornisce tutto ciò di cui hai bisogno per gestire la tua app.

Avrai bisogno di uno strumento di orchestrazione, runtime del contenitore, rilevamento dei servizi, networking, gateway API e così via. Coprendo più livelli, le piattaforme raggruppano diversi strumenti insieme per risolvere un problema più ampio.

Configurare e mettere a punto diversi moduli in modo che siano affidabili e sicuri e garantire che tutte le tecnologie che sfrutta siano aggiornate e che le vulnerabilità siano corrette non è un compito facile. Con le piattaforme, gli utenti non devono preoccuparsi di questi dettagli: un vero valore aggiunto.

Probabilmente noterai che tutte le categorie ruotano attorno a Kubernetes. Questo perché Kubernetes, sebbene sia solo un pezzo del puzzle, è al centro dello stack del native cloud. Il CNCF, tra l'altro, è stato creato con Kubernetes come primo progetto di seeding; tutti gli altri progetti sono seguiti in seguito.

Le piattaforme possono essere classificate in quattro gruppi:

Conclusione

In ogni categoria, ci sono diversi strumenti volti a risolvere problemi uguali o simili. Alcune sono tecnologie native pre-cloud adattate alla nuova realtà, mentre altre sono completamente nuove. Le differenze risiedono nella loro implementazione e approcci progettuali. Non esiste una tecnologia perfetta che controlli tutte le scatole. Nella maggior parte dei casi la tecnologia è limitata dal design e dalle scelte architettoniche: c'è sempre un compromesso.

Quando si seleziona lo stack, gli ingegneri devono considerare attentamente ogni capacità e compromesso per identificare l'opzione migliore per il loro caso d'uso.

Sebbene ciò comporti ulteriore complessità, non è mai stata possibile come oggi la scelta di uno storage dei dati, della gestione dell'infrastruttura, del sistema di messaggistica, ecc. che meglio si adattano alle esigenze dell'applicazione.

L'architettura dei sistemi oggi è molto più semplice che in un mondo pre-cloud. E, se progettate in modo appropriato, le tecnologie cloud native offrono la grande e necessaria flessibilità di cui c’è bisogno.

Nell’ecosistema tecnologico in rapida evoluzione dei nostri tempi, questa è probabilmente una delle capacità più importanti.

Ci auguriamo che questa rapida panoramica sia stata utile.

Articolo liberamente tradotto da

https://thenewstack.io/an-introduction-to-the-cloud-native-landscape/

Un'introduzione al paesaggio nativo del cloud - a cura di Catherine Paganini

didattica a distanza

Chi nel 2020 non si è trovato a fronteggiare questa spinosa questione alzi la mano!

Didattica a distanza.

Tre parole che per molti genitori sono diventate un incubo.

Il più piccolo fa i compiti con la mamma, ma non sa usare ancora il computer.

- Non si trovano le lezioni, l’account, dov’è l’account.. ah eccolo. -

- Non ricordo la password, è la stessa della banca.. ahi! Ok ma abbiamo fretta dai. -

Va bene, almeno il grande si arrangia.

- Mamma sul mio computer non si vede questo file, non ho il programma per leggerlo. -

- Come? Chiama lo zio, lui se ne intende di computer, ma per quando è il compito? -

- Per domani. -

- Domani?! Ma sono le 7pm non potevi dirlo prima! -

- C’era la video lezione, ma la connessione saltava e ci abbiamo messo 3 ore. -

- L’acqua bolle, aspetta, me lo dici dopo. -

Quanti hanno vissuto situazioni simili?

La didattica a distanza ci ha messo a dura prova, ma anche gli insegnanti non se la sono spassata di certo.

Tra google, microsoft, formati dei files di tutti i tipi, dimensioni degli allegati proibitive, documenti spediti e mai arrivati, compiti persi, compiti mai pervenuti agli studenti.

Non è stato facile.

Nel caos generale però le responsabilità dei risultati poco soddisfacenti della didattica a distanza non sono da attribuire ai poveri ragazzi o ai genitori, che hanno dovuto rivestire diversi altri ruoli oltre a quello di padre e madre.

E se possibile spezziamo una lancia anche a favore degli insegnanti, che hanno dovuto imparare velocemente ad utilizzare nuovi e spesso sconosciuti strumenti e provare a fare quello che non avevano mai osato prima: didattica a distanza.

La sfida più grande è stata utilizzare molteplici strumenti digitali, non integrati tra loro, che non avevano tutte le funzioni che ci si aspettava, o magari sì, ma non c’era nessuno ad insegnarci come si faceva.

E allora via con i test, i tentativi, gli errori e … e vabbè è andata come è andata.

Il ritorno a scuola

Da settembre però tutto risolto, ripartiti con le lezioni in aula, distanziamento, lezioni regolari e addio al digitale, ma è davvero così?

Un software per gestire il registro, uno per le chat, gruppi whatsapp che si ripopolano di messaggi di ogni genere, compiti da inviare via email, via chat, via classroom.

Se lo studente è costretto a casa come studia?

In realtà è solo stata spostata la polvere sotto il tappeto.

Chi può dire di avere uno strumento che conosce bene e può manovrare senza intoppi, dove ci sia tutto ciò che serve per la didattica a distanza?

Uno strumento per

E come sarebbe bello se si potesse chattare per confrontarsi con lo stesso strumento, ma direttamente su quel file, proprio quello su cui sto lavorando e poterlo editare in tempo reale, sempre lo stesso strumento tramite il quale posso vedere il documento.

Magari si può fare ma.. come? Non so, si può fare? Sì, no, io faccio così, io non ho fatto così.

La formazione in questi casi è essenziale, come lo è la privacy, questi dati dove sono?

Quasi tutti si sono affidati a colossi come Google e Microsoft peccato che la situazione non sia così, diciamo lineare: di recente sono stati rilevati grossi problemi di compatibilità con il GDPR per questi strumenti, che mantengono i dati al di fuori dell’Europa.

Ne parliamo qui per chi vuole approfondire.

Un dirigente scolastico dovrebbe pre-occuparsi di questo, o meglio ancora essere tranquillo di non doversene preoccupare affatto, visto tutto quello a cui deve già pensare.

Quindi una soluzione

Esiste?

Se siete arrivati fino a qui ecco il vostro premio:

Questa soluzione esiste e si chiama Nextcloud, e grazie ad un particolare accordo con la casa madre da parte di ITServicenet, partner ufficiale per l’ITALIA di Nextcloud, è ora possibile averlo anche impegnando budget ridotti, che ogni scuola si può permettere.

Per raccogliere informazioni si può scrivere liberamente qui marketing@itservicenet.net oppure visitare il sito web dedicato https://nextcloud-italia.it

Buona didattica a distanza a tutti.

smart working

Questa settimana prendiamo spunto da alcuni articoli, uno preso dal sito Ansa.it

https://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2020/02/24/coronavirus_c624c27e-1e0f-4367-8c09-e66861142ff7.html

E l'altro scritto da uno dei nostri associati: la Nexsys di Francesco Pandiscia e rilanciamo il tema dello smart working

https://www.nexsys.it/blog/il-presente-e-smart-il-futuro-e-seaside/

L’attualità, che ci impone restrizioni e le misure prese per limitare la diffusione del virus covid-19 più noto come coronavirus, hanno portato alla ribalta un tema a noi molto caro.

In Enterprise OSS abbiamo adottato da tempo la logica di azienda distribuita, aggettivo mutuato dal mondo dei database, degli storage o anche delle moderne tecnologie blockchain.

Nel nostro caso si tratta dell’estensione del concetto di lavoro da casa o telelavoro o appunto smart working.

Questo ci permette di lavorare in luoghi remoti dando assistenza professionale a chi la richiede, ma lo facciamo anche confrontandoci in videoconferenza e cooperando in modo concorrente su file e dati comuni in tempo reale.

Strumenti:

Uno degli strumenti che ci aiuta a svolgere queste attività è sicuramente Nextcloud del quale ITServicenet, tra le aziende fondatrici di Enterprise OSS, è divenuta nel 2020 partner italiano ufficiale.

Azienda distribuita significa anche più sedi fisiche in cui incontrarsi nel caso in cui la virtualità non sia sufficiente.

È così che possiamo incontrare al nostro laboratorio in Lombardia dei nuovi associati o partecipare ad un evento fisico in una sala conferenze del Veneto, il tutto grazie alla rete che abbiamo creato che ci permette di lavorare in diversi luoghi contemporaneamente.

Naturalmente gli strumenti che usiamo ci permettono di mantenere il nostro lavoro al sicuro.

Nextcloud infatti è ospitato sul servers proprietari e in datacenter europei, dunque gdpr compliant.

Gli associati dunque godono dei vantaggi derivanti dalle conoscenze condivise e del networking che l’associazione stessa favorisce con gli altri componenti.

Ma offre anche assistenza su strumenti digitali come quello sopracitato e luoghi fisici delocalizzati ben più comodi di una sede legale unica.

Un esempio:

Di seguito mostriamo un semplice esempio di lavoro in mobilità svolto esclusivamente con un smartphone sul quale è installata la versione mobile di Nextcloud, sincronizzata con il nostro server centrale.

https://youtu.be/gtbgagy-QoY

Noterete come i dati raccolti tramite scansione vengano poi messi a disposizione di tutti tramite il cloud senza lasciare traccia sullo strumento, questo mette in luce due vantaggi importanti:

1. Lo spazio sul dispositivo mobile rimane libero. 

2. Le informazioni vengono messe al sicuro e sono sempre accessibili, previa conoscenza degli accessi alle cartelle condivise del drive.

Gli eventi infausti che in questo periodo storico stanno ostacolando le attività del quotidiano e in generale spaventando molte persone, possono essere annullati, almeno dal punto di vista della produttività.

È sufficiente adottare la filosofia dello smart working e avvalersi di strumenti intelligenti che ci permettano di continuare a lavorare al sicuro da virus informatici, come si è soliti pensare, ma anche da quelli biologici.

Alla prossima settimana.

nextcloud hub

La notizia è del 17 gennaio 2020 e non sembra proprio che l’anno bisestile o il venerdì abbiano intimorito il team di Nextcloud dal rilasciare questo articolo bomba

https://nextcloud.com/blog/the-new-standard-in-on-premises-team-collaboration-nextcloud-hub/

Già dal titolo si può leggere

Il nuovo standard nei tool per la collaborazione di team on premise: Nextcloud Hub

La nuova generazione della piattaforma di collaborazione integra l’editing nativo dei documenti di Office, app aggiuntive integrate, introduce workflows, spazi di lavoro avanzati, blocco dei file e molto altro.

Durante una presentazione chiave a Berlino, il CEO di Nextcloud Frank Karlitschek ha annunciato la disponibilità di un nuovo prodotto. 

Nextcloud Hub: si tratta della prima piattaforma di collaborazione on premise completamente integrata sul mercato, pronta per una nuova generazione di utenti che si aspettano funzionalità di collaborazione online pronte all'uso.

Nextcloud Hub

Nextcloud Hub offre i seguenti miglioramenti a milioni di utenti Nextcloud già esistenti:

 

Nelle prossime settimane proporremo diversi video tutorial di breve durata per mostrarvi tutte queste funzionalità.

 

Riassumendo

Nextcloud Hub offre la piattaforma di collaborazione on premise e open source più avanzata ad oggi, completa di chat audio / video, modifica di documenti collaborativi in tempo reale, posta, calendario e gestione dei contatti. 

Spulciando un po’ su web e social si possono anche trovare rilanci dello stesso articolo, come questo su Forbes

https://www-forbes-com.cdn.ampproject.org/c/s/www.forbes.com/sites/jasonevangelho/2020/01/17/nextcloud-hub-launches-to-compete-with-google-docs-and-office-365/amp/

Dove si può leggere senza tanti giri di parole:

Nextcloud Hub viene lanciato con l'inclusione di diverse nuove funzionalità che lo trasformano da una soluzione di sincronizzazione e condivisione di file ad un concorrente potenzialmente degno di Office 365 e Google Docs, ma open source!

E se qualcuno dovesse pensare che qualche giornalista ci abbia preso un po’ la mano, è lo stesso fondatore di Nextcloud a "gettare benzina sul fuoco" dal suo account facebook dove si legge: “ Attacco dalla Germania ai giganti del cloud ”.

Insomma dal 17 di gennaio in casa Nextcloud hanno deciso di alzare l’asticella e di giocare a carte scoperte, forti di una soluzione ormai matura e che basa i suoi punti di forza sulla privacy e la community.

Infatti rispetto ai suoi, a questo punto possiamo dirlo, più blasonati competitor, Nextcloud è totalmente open source, e la comunità sta dimostrando che questo particolare paga, tanto che alcuni plugin creati dagli sviluppatori vengono ora inglobati in questa nuova versione del prodotto.

Nextcloud dunque si è trasformato in una vera e propria suite on premise.

Inoltre si distingue dagli altri perché punta sul cloud privato, in un’era in cui la sicurezza dei dati, sempre più labile può diventare l’ago della bilancia nella scelta di una soluzione piuttosto che un’altra.

In conclusione

Fino ad oggi mancava forse solo un ultimo tassello per rendere questo prodotto davvero appetibile per il mercato delle pmi e della pa italiano, il supporto in lingua italiana, ma dal 2020 grazie ad ITServicenet, partner ufficiale Nextcloud, Enterprise OSS colma anche questa lacuna rimasta.

Scarica e prova gratuitamente Nextcloud qui -> https://nextcloud.com/install/

.. e rivolgiti @Enterprise OSS per assistenza professionale, consulenza, formazione in lingua italiana

itservicenet partner ufficiale nextcloud

Buongiorno a tutti,

Il Natale è alle porte e Enterprise OSS ha preparato sotto l’albero un sacco contenente un regalo per voi.

In realtà sono quei regali che spesso gli adulti si fanno da soli, certi che risulteranno molto utili anche per i veri destinatari, che nel nostro caso siete voi che ci avete dato fiducia, chi iscrivendosi alla nostra newsletter, chi partecipando ai nostri eventi, chi diventando parte del nostro gruppo.

Ebbene ITServicenet, azienda fondatrice di Enterprise OSS è diventata

PARTNER ufficiale Nextcloud

SITO: https://nextcloud-italia.it/

Questo significa che oltre alla consueta professionalità ora c’è la possibilità di avere anche un supporto top a questo prodotto su tre livelli, i primi due offerti in lingua italiana, fino ad arrivare al terzo per chi ha esigenze di business continuity, integrazione, consulenza importanti.

Essere Partner Ufficiale Nextcloud significa molto anche in termini di sicurezza del dato e di prospettiva, essendo questo uno dei prodotti più promettenti nel 2020 per un cloud open source privato completamente europeo.

E per noi amanti dei manga e dei videogame è come dotarsi di un supporto in lingua italiana da Super Sayan.

Abbiamo in questi giorni fatto il primo webinar in diretta facebook sull’argomento, giusto per scaldare i motori, se ci seguirete ne vedrete delle belle.

DIRETTA: https://www.facebook.com/opensourceprofessionale/videos/748945525612304/

Vi raccontiamo tutto questo con un filo di emozione: dopo due anni di incubazione Enterprise OSS ha preso vita nel 2019 e ha portato sotto la sua ala già 12 imprese.

Ci aspetta un 2020 ricco di nuovi eventi formativi in aula e in digitale, di nuove collaborazioni e di nuove soluzioni, sempre all'insegna dell'open source. Insomma si preannuncia un anno luminoso e chi salirà su questo treno con noi siamo certi che ne trarrà molte soddisfazioni.

Non mi resta dunque che augurare a tutti Buon Natale e buone feste, ovunque voi siate e ovunque voi festeggiate.

Che la condivisione e la collaborazione siano sempre con voi.

Enterprise OSS Staff

il cloud open source privato

Un dialogo a proposito di "Cloud open source privato"

IT manager: Anche tu qualche volta hai la testa tra le nuvole? [Ride..] Forse la testa no, ma i dati sicuramente, sì sono certo che qualcuno dei tuoi dati è nelle nuvole, gli addetti ai lavori di solito parlano di CLOUD

Cliente: No, io ho tutto in locale

IT manager: Mah, se hai uno smartphone fatico a crederci

Cliente: Sì ho un iPhone

IT manager: Allora probabilmente hai dei dati su iCloud, il cloud di Apple

Cliente: No io ho un telefono Android, non sono un "fighetto" della mela

IT manager: Allora probabilmente hai dei dati su Google Drive

Cliente: No io ho tutto in locale, piuttosto cancello le foto del mio matrimonio se non ho più spazio, ma mi tengo tutto sui miei hard disk

IT manager: Capisco. Usi la mail?

Cliente: Si certo

IT manager: Anche sul cellulare?

Cliente: Ovvio, non potrei vivere senza

IT manager: E scommetto che la usi come archivio: allegati, pdf ecc..

Cliente: Bhè chi non lo fa..

IT manager: Hai un server di posta a casa?

Cliente: Ma va, uso gmail

IT manager: Eccolo, allora hai dei dati in cloud

Cliente: Aaah, non ci avevo pensato

IT manager: Già..

Cliente: Ma come si fa allora se si vuole avere i dati in uno spazio personale, ma non affidato ai colossi della Silicon Valley

IT manager: Basta rivolgersi a Enterprise OSS

Cliente: A chi scusa?

IT manager: A "Enterprise OSS", è un network di imprese che fa dell’open source il suo mantra

Cliente: Ah open source.. bello il concetto di software libero e cosa possono fare loro per il mio cloud?

IT manager: Possono offrirti uno spazio su Nextcloud.

Cliente: E cos’è?

IT manager: È un cloud completamente open, dove puoi configurarti tutto, dal numero di utenti che possono accedere, ai plugin per usarlo come un file server raggiungibile da ogni dispositivo. Oppure puoi integrarlo con i tuoi calendari o magari con dei tool di videoconferenza..

Cliente: Davvero? E se voglio tenermi i dati in casa? Ovviamente è un cloud quindi non è possibile

IT manager: Ti sbagli è possibile, il server se vuoi puoi fartelo configurare in locale, da Enterprise OSS appunto

Cliente: Tosto questo Nextcloud.. ma come contatto questi di Enterprise OSS?

IT manager: Ci sono molti modi.. inizia da qui

https://www.enterpriseoss.com

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