Upgrade

Settembre 30, 2019

wink enterprise oss

Upgrade, definizione

1. Incremento di un sistema di elaborazione con l’aggiunta di nuovi elementi hardware o software che ne migliorano le prestazioni

2. Aggiornamento di un prodotto software che ne migliora le prestazioni

Etimologia: ← voce ingl.; propr. ‘crescita, miglioramento’.

Garzanti Linguistica

Quando farlo?

Ecco la definizione di questo termine inglese: upgrade in ambito informatico, come al solito questa lingua globale ci permette di esprimere un intero concetto con una sola parola.

Né il termine anglosassone né la descrizione dello stesso però, ci rivelano quanto sia critica questa operazione.

Tutti noi a fronte di un miglioramento previsto, siamo pronti a mettere mano al sistema informativo, anzi molto spesso auspichiamo un upgrade

  • per avere più memoria
  • oppure per avere più potenza di calcolo
  • o ancora per aumentare lo spazio di archiviazione

Ma ci sono upgrade che si possono fare e upgrade che non si possono fare

“Ho lavorato per anni nei ced di diverse piccole e medie imprese e ogni volta che si rendeva necessario fare un upgrade dei loro sistemi si ripresentavano puntali i soliti problemi

1. Di spazio: “l’armadio rack è pieno", oppure “non abbiamo l’armadio rack e non c’è spazio per mettere i nuovi server”, “il condizionatore non può reggere l’aggiunta di un nuovo hardware”, "l’ups è sottodimensionato per aggiungere altre macchine” etc..

2. Di soldi: “non possiamo permetterci di acquistare dei nuovi dischi per ampliare lo storage”

3. Di tempo: “come facciamo a fermare l’infrastruttura per tutto quel tempo? Noi dobbiamo lavorare, non possiamo permetterci una migrazione dei dati”

Spesso si tende a sacrificare un miglioramento certo della produzione a causa di problemi di vario genere, il cui “ammortamento” potrebbe essere rapido grazie proprio all’implementazione dell’upgrade a cui si rinuncia.

L’avvento della virtualizzazione ha favorito il superamento di alcuni dei problemi suddetti, ma in Enterprise OSS ci è capitato di incontrare uno scenario ancora differente.

Ci contattano realtà che chiedono una consulenza per fare degli upgrade ai loro sistemi, ma hanno l’esigenza di non stravolgere il loro sistema informativo, tipicamente realizzato con prodotti closed, come VMware o Hyper-V.

Un caso tipico è quello in cui si debbano aggiungere nodi di calcolo e farli comunicare sugli stessi dati ai quali puntano i nodi di calcolo già esistenti.

Schema di sistema informativo tradizionale, con sole macchine fisiche

da fisico a virtuale

In questi casi la divisione projects si occupa di integrare nell’infrastruttura esistente una soluzione open source realizzando un vero e proprio sistema ibrido, al fine di realizzare un upgrade molto vantaggioso.

Il primo vantaggio è naturalmente il conseguimento dell’obiettivo: l’incremento della potenza di calcolo, principale richiesta del cliente.

Il secondo vantaggio è il risparmio in termini di licenze che una soluzione simile offre: si può continuare a mantenere i nodi preesistenti e “dare gas” dal punto di vista computazionale, senza sobbarcarsi un ulteriore esborso di denaro, atto a soddisfare politiche di licensing spesso opprimenti.

Il terzo vantaggio è la flessibilità: permettere a due diversi cluster di puntare allo stesso storage, tipicamente Ceph (in HA su un minimo di 3 nodi) è un grosso passo in avanti, che potrà permettere in futuro di alleggerire i costi anche nell’eventualità che lo storage vada ampliato.

cluster ibrido

Insomma, senza stravolgere sistemi già esistenti, si possono fare cose egregie, far coesistere e soprattutto interagire con successo il mondo closed con il mondo open.

Anche perché come gli addetti ai lavori già sanno, grazie alla sua grande diffusione e all’imminente entrata in gioco sulla grande rete dell’universo IoT, da qualche tempo il mondo open e quello closed hanno iniziato a strizzarsi un occhio, o forse due.

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